Chef diventati divi. Quali i meccanismi psicologici di questa passione collettiva?

Chef diventati divi. Quali i meccanismi psicologici di questa passione collettiva?

Da qualche decennio a questa parte l’attenzione che riserviamo al cibo è cambiata, badiamo molto di più alla qualità piuttosto che alla quantità. Per i profondi cambiamenti sociali e culturali che ha subito la società ci interessiamo molto di più di cucina rispetto alle generazioni precedenti , soprattutto tra il genere maschile. Oggi è l’era dei “foodies”, appassionati di cibo e vino e di quelli che una volta venivano chiamati cuochi , oggi acclamati come star.

Dunque il cibo è diventato un elemento determinante della nostra cultura e della nostra civiltà. I palinsesti TV traboccano di programmi dedicati alla cucina .

Ma quali sono le motivazioni psicologiche che spiegherebbero tanto successo?

Non abbiamo mai cucinato così poco e non abbiamo mai guardato tanti programmi dedicati alla TV come in questi ultimi anni.

Le motivazioni sono multiple:

1) attraverso la preparazione e la cura nella preparazione di un piatto esprimiamo la nostra personalità e creatività ;

2) la passione per le trasmissioni televisive in cui i concorrenti sono maltrattati o cacciati in malo modo ci permette di sfogare istinti che non possono trovare spazio nella vita reale , un po’ come la passione per le fiction sui serial killer;

3) in un periodo storico in cui tutti siamo ossessionati dalla forma fisica, dalla dieta e dalla salute, il tentativo di sperimentare nuove ricette di sapore con poche calorie o al contrario ficcanasare nei piatto degli altri ci permette di sublimare le nostre mancanze perché per molti il piacere della tavola si è trasformato in incubo. O forse più semplicemente aveva ragione Feuerbach: ” siamo quello che mangiamo ” a intendere l’inscindibile unità tra mente e corpo. Per pensare meglio dobbiamo mangiare meglio.

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