L’Ipocondria? Disturbo da Sintomo Somatico

L’Ipocondria? Disturbo da Sintomo Somatico

Sono sempre preoccupata per malesseri vari…sempre nuovi…faccio tanti controlli da medici diversi che sostengono che io non abbia nulla, ma io sento che non è cosi, c’è qualcosa che non va nel mio corpo, lo sento, sto perdendo solo tempo

F.

 

Non tutti coloro che si preoccupano della propria salute soffrono di ipocondria. L’Ipocondria è un disturbo caratterizzato dalla credenza di soffrire di una malattia, in assenza di nessuna prova medica che possa confermarlo. Soffrire di Ipocondria si traduce in una costante preoccupazione rispetto al proprio stato di salute, rispetto all’idea di aver contratto una malattia grave o pericolosa che non è stata ancora diagnosticato. La preoccupazione provoca un’ansia significativa che perdura per mesi o più, anche se non vi è alcuna evidenza medica.

Pur precisando che provare ansia per la propria salute in alcuni casi è naturale, l’ipocondria ha un andamento cronico quindi invalidante e può causare problemi con il lavoro, le relazioni o in altre aree della vita di chi ne soffre.

La persona attribuisce questi sintomi o segni alla malattia sospettata ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa. Le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente.

I soggetti con l’ipocondria possono allarmarsi se leggono o sentono parlare di una malattia, se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato, o a causa di osservazioni, sensazioni, o eventi che riguardano il loro corpo.

La preoccupazione riguardante le malattie temute spesso diviene per il soggetto un elemento centrale della immagine di sé, un argomento abituale di conversazione, e un modo di rispondere agli stress della vita.

E’ osservazione comune che i pazienti ipocondriaci abbiano un’immagine di sé caratterizzata dalla assunzione di essere delle persone fragili, vulnerabili, deboli, facili alle malattie. Tale credenza è piuttosto generale e globale, ma costituisce uno dei perni intorno al quale si costruisce il senso della propria identità.

Essa si forma nella prima infanzia nell’ambito delle relazioni con le figure significative di riferimento: spesso la figura d’attaccamento rispecchia tale immagine di debolezza in modo sistematico, ripetitivo, sia con messaggi espliciti che con atteggiamenti iperprotettivi.

Va anche considerato che di solito le figure affettivamente significative nella vita adulta del paziente ipocondriaco confermano questa immagine.

L’immagine di debolezza che il paziente ipocondriaco tende ad avere di se stesso ha diverse sfumature. E’ non solo debolezza sul piano fisico, intesa come vulnerabilità alle malattie e come facile stancabilità, ma è anche debolezza sul piano psicologico intesa come tendenza a provare emozioni esagerate, ad avere difficoltà nel controllarle e dunque a poterne essere sopraffatti e impazzire.

ll soggetto ipocondriaco è intrappolato in una spirale viziosa che non solo rende vani i tentativi di rassicurazione e le valutazioni critiche che esso rivolge alla propria condizione, ma, in più, si nutre di tali tentativi e valutazioni.

I tentativi di rassicurazione autonomi (autoesami, ricerche di informazioni su internet, ecc.) ed eteronomi (pareri continui chiesti ai familiari, visite mediche, esami specialistici, ecc.) solitamente non funzionano o funzionano solo temporaneamente e soprattutto in molti casi inaspriscono i timori ipocondriaci (un’espressione incerta del medico farà sorgere nuovi dubbi, un valore ematico anomalo rafforzerà la convinzione di essere gravemente malati, ecc.).

L’intervento psicoterapeutico dovrà perciò avere tra i suoi obiettivi principali quello di individuare e interrompere le spirali viziose.

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